Antonio PUGLIESE (2014)
TANABATA è un’Opera Ambientale concepita dall’artista lametino Antonio PUGLIESE e ispirata dall’antichissima festa rituale giapponese Tanà-Batà ovvero dall‘ancor più antica ritualità cinese legata ai giorni di Qi-Xi. In tali appuntamenti rituali, sia i bambini che gli adulti, usano scrivere i propri desideri su dei cartoncini colorati che poi gli stessi legano a delle piantine di bambù. Il tempo, o meglio, l’azione degli agenti atmosferici (pioggia, vento e irradiazione solare) faranno sì che tali cartoncini vengano consunti fino a smaterializzarsi: nella tradizione orientale tale processo di consunzione permette che i desideri raggiungano il cielo e, pertanto, che vengano esauditi. Tali feste, che cadono ciclicamente, ogni anno, il settimo giorno del settimo mese (il 7 di luglio) in realtà tramandano un altro tipo di desiderio: quello che ardeva nel cuore di una ricca principessa, ricambiato dalla bruciante passione di un pastore poverissimo. Come accade in molti racconti fiabeschi, un desiderio talmente potente, puro e incurante delle differenze sociali tra i due, non poteva che essere osteggiato dal padre di lei … il Re. I due amanti, costretti, in vita, a una lontananza forzata e fallito qualsiasi loro tentativo di consumare il proprio desiderio, si promettono amore eterno, aldilà della vita terrena e dell’imperio del tempo. Alla loro morte si tramutano in stelle, le quali si rincorrono perennemente per ricongiungersi un solo giorno all’anno, per l’appunto il 7 luglio. In tale data, effettivamente, si può assistere, alzando gli occhi verso il cielo, a una congiunzione astrale tra un elemento femminile (la costellazione di Vega) e un elemento maschile (la stella di Altair). L’Opera di Antonio Pugliese restituisce un talamo fisico ai due amanti fungendo, se si vuole, per estensione, da contenitore di stelle...
Molteplici sono i livelli semantici di tale Opera. La parabola disegnata dall’artista è anche uno specchio terreno della volta celeste sì da perfezionare un’ulteriore ricongiunzione. Purissimo è il linguaggio artistico con cui la forma classica della ciotola di ceramica bianca, così presente nella tradizione greca e romana e ancora così nobile nel Contemporaneo, ingaggia un dialogo funzionale con filosofie e tradizioni orientali. Sublime la connessione tra la cultura occidentale e quella orientale, ancora, nel rapporto con le stelle: anche in questo emisfero si usa, la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, legare i propri desideri alle stelle durante il passaggio astrale delle Perseidi. E fin qui, trattasi di una piccola coincidenza, si dirà... si, certamente, se non fosse che il termine stesso “desiderio” derivi dal latino de-sidus e che significhi letteralmente (essere) lontani dalla (propria) stella…
La permanenza, solipsistica o in gruppo, nel sacellum di ciottoli bianchi suggerisce al riguardante la vicinanza a un elemento sacrale e tale percezione aumenta ancor più di notte in cui, poi, il rifugio all’interno della ciotola regala, in presenza o meno della luna, con visibilità più o meno chiara delle stelle, uno spettacolo unico in cui pur permanendo le distanze… siderali, quanto la percezione delle proprie dimensioni e della propria finitezza, con gratitudine ci si offre al cospetto del cielo e dell’Universo in un abbraccio infinito e protetto dall’ottica morbida dei contorni della ciotola.
L’ingresso nell’opera ha un valore iniziatico. Una porta scintoista è stata allargata, nei suoi elementi verticali,a V, anticipando la forma di un abbraccio cosmico, tale da far sparire, ovvero spostare verso l’infinito, la trabeazione orizzontale. Sulla soglia, grandi pietre arcaiche precedono l’area sacrale dei ciottoli bianchi in cui si potrebbe già provare ad abbandonare i propri calzari, sì da percepire il contatto, rude e angusto, con le asperità della terra (per aspera ad… astra). Tre scalini segnano l’ingresso al contenitore di stelle. A questo punto si rende davvero necessario procedere a piedi nudi… Al centro un ombelico raccoglie le acque piovane ma, più che altro, segna l’omphalos, l’ombelico del mondo in cui il riguardante, posto al suo centro, può sperimentare su se stesso la condizione di axis mundi, connessione tra la terra e il cielo. La forma parabolica racchiude al centro il suono e la parola, li inghiotte, non permettendo nessuna eco: immaginate due amanti che si scambiano solo sospiri; due amici che si affidano un segreto; un padre e un figlio per cui dolcissimo è il tramandare dalla bocca dell’uno all’orecchio dell’altro… in tutti questi casi la parola deve rimanere ferma e non perdersi…
L’Opera funziona anche di giorno, però… La forma interna rimanda chiaramente a un grembo materno in cui la luce diurna sottolinea in maniera rilevante l’ingresso esposto a Sud, da dove proviene il sole: soprattutto nell’arco del 7 luglio, ovvero in pieno periodo solstiziale, nei pressi del mezzodì, quando il sole raggiunge lo zenit e qualsiasi ombra risulta schiacciata e contenuta al di sotto della materia, la permanenza all’interno della ciotola è assimilabile a uno shock (estetico e fisico)… i raggi solari colpiscono la superficie bianchissima e pura dell’Opera rifrangendosi con violenza sugli occhi di chi vi indugiasse lo sguardo: le pupille cercano una via di fuga, quasi un rinvio obbligato a scappare da quella vista accecante e trovare ristoro nell’azzurro… del cielo.
TANABATA è un’opera ambientale vivente, non solo per la presenza del bambù ma anche perché, ciclicamente, ogni anno, nelle date prossime al 7 luglio, viene adornata e, quindi, completata, da una tenda rossa posta presso l’entrata della ciotola e da un doppio tatami, preparando cioè il talamo alle due stelle, ovvero ai due amanti, e a tutte le altre stelle, ovvero ai visitatori. Nelle stesse date è prevista la possibilità, per bimbi e adulti di scrivere i propri desideri e legarli al bambù… nelle stesse date si svolge un evento in cui si condensano convegni, performances multidisciplinari e laboratori per bambini.
L’inaugurazione di TANABATA avvenuta l’11 Ottobre del 2014, coincise, in quanto prima Opera Ambientale permanente realizzata, con l’inaugurazione del Museo all’Aperto PROGETTO PATERNO.
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